SICUREZZA CIVILE COMO

CONTRATTO COLLETTIVO NAZIONALE VIGILANZA PRIVATA E SERVIZI FIDUCIARI

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SEGRETERIA NAZIONALE

mercoledì 21 settembre 2011

Le malattie professionali nascoste ,,,,,,secondo noi !!!!

Gran parte delle denuncie arrivano sicuramente dai patronati che sono quelli maggiormente interessati e coinvolti da parte dei lavoratori che vogliono vedersi riconosciuta la patologia. Sono poi stilati dai medici ospedalieri che riscontrano la patologia o dai medici curanti. Negli ultimi anni é stata fatta una campagna di sensibilizzazione nei confronti dei sanitari ospedalieri o medici curanti per aggiornarli sulla normativa e sulle procedure. I medici competenti invece sarebbero quelli che maggiormente hanno le conoscenze appopriate: conoscono i luoghi di lavoro, conoscono il documento di valutazione dei rischi, molte volte sono i primi ad effettuare la diagnosi della patologia però poi ci si ferma in quanto subentrano altre considerazioni che, nonostante l'obbligo di legge, fanno desistere dallo stilare il primo certificato.
Primo fra tutti anche se non se ne parla é il conflitto di interesse in quanto il medico competente é retribuito dal datore di lavoro. Effettuare una denuncia significa anche un seguente controllo da parte degli organi di vigilanza che potrebbero sanzionare il datore di lavoro per qualche omissione riscontrata. Molti medici "competenti" preferiscono, per evitare "di esporsi" e nel contempo, di garantire la denuncia obbligatoria, di inviare il lavoratore in un Istituto di Medicina del Lavoro che procederà d'ufficio e quindi egli si "sottrae" ad eventuali lamentele o rappresaglie da parte del datore di lavoro. Personalmente non condividamo questa linea: se non altro in quanto il medico del lavoro ha le competenze tecniche e le conoscenze specifiche per poter stabilire un eventuale nesso di causa tra l'attività lavorativa e la patologia riscontrata. E poi vediamo questa procedura come un sottrarsi dalle proprie responsabilità. Ma questa é un'opinione nostra  personale!
Il medico competente inoltre non invia la denuncia in quanto é conscio che l'INAIL ne riconosce solo 1 su 5 e quindi ritiene che sia "tempo perso".
Esiste poi un altro fenomeno di cui si parla poco. Il medico stila il primo certificato e lo consegna al lavoratore che, se vuole, lo inoltra al datore di lavoro. Pertanto se il lavoratore non lo consegna al datore di lavoro la pratica INAIL non viene aperta. Ripercorrendo la ventina di denuncie effettuate negli ultimi anni, in sette casi (e quindi 1/3 dei lavoratori) essi hanno ritenuto, per opportunità, per timori di procurare un danno all'azienda, ecc,ecc,ecc. di non presentare il certificato al datore di lavoro. Un po' desolante come quadro......no?
MA RICORDIAMO CHE LA SALUTE E' UNA SOLA.

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